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Aiuto, mi hanno beccato!

Targeting personalizzato: fine della privacy o opportunità?

Targeting Personalizzato, segmentazione specifica degli individui, informazioni dettagliate sui comportamenti, interessi e preferenze, data-driven marketing… Come se piovesse. Vuoi vedere che il consumatore sarà costretto a nascondersi da aziende che lo rincorrono e lo riconoscono anche in ciabatte, occhiali neri, zero trucco e berretto con visiera? Secondo noi la cosa andrebbe vista da un altro punto di vista.

Dal demografico al comportamentale  – L’approccio olistico del marketing

Nel contesto odierno del marketing, la suddivisione del pubblico in compartimenti stagni basati solo su fattori demografici è diventata obsoleta (è obsoleto anche dirlo 😉).

Le persone sono ora definite dalle loro azioni online, preferenze di acquisto e comportamenti digitali. Ad esempio, piuttosto che rivolgersi genericamente a “donne di età compresa tra 25 e 35 anni”, le aziende ora cercano di comprendere gli stili di vita, le interazioni online e le scelte di consumo di singoli individui. Un utente appassionato di fitness potrebbe trovarsi nella stessa fascia demografica di un appassionato di viaggi, eppure le loro esigenze di consumo saranno completamente diverse.

Mettiamola così, la domanda “quanti anni hai?” diventa quasi, ininfluente…C’è il rischio di non essere mai considerati “grandi”, ma anche l’opportunità di non vedere fasce della popolazione attiva e viva e interessata e interessante relegata in ghetti chiusi dove la differenza tra 25 e 50 diventa un abisso incolmabile…

C’è, in questa opportunità, la possibilità di far avvicinare i linguaggi, di mettere in relazione persone di generazioni diverse, di far confluire informazioni, conoscenze e approcci alternativi per arricchirsi reciprocamente.

Personalizzazione e segmentazione dinamica

L’avvento dei dati ha reso possibile un marketing più personalizzato.

Gli algoritmi analizzano il comportamento degli utenti online in tempo reale, consentendo alle aziende di adattare le loro strategie di comunicazione istantaneamente.

Solo a titolo esemplificativo, piattaforme come Amazon e Netflix offrono raccomandazioni basate sugli acquisti precedenti e sul comportamento di navigazione, offrendo un’esperienza altamente personalizzata per ciascun utente. Questa dinamicità rompe il vecchio paradigma della staticità del target, spingendo le aziende a seguire un approccio più fluido.

Fluido è la parola magica, finalmente, stiamo scegliendo di non mettere paletti, ma di aprirci alla capacità dell’acqua di divenire quello che desidera rispetto al contenitore che sceglie.

Mobile marketing e contesti dinamici

Nel marketing moderno, la divisione statica del target diventa problematica, specialmente nel contesto mobile.

Le persone utilizzano i loro dispositivi in movimento, creando un ambiente dinamico e mutevole. Le aziende devono adattare le loro strategie per raggiungere il pubblico in vari contesti, considerando fattori come la geolocalizzazione e i comportamenti di utilizzo del dispositivo.

Ad esempio, un’app di consegna di cibo può adattare le sue offerte in base alla posizione dell’utente e ai suoi orari abituali di ordine, offrendo un’esperienza più pertinente e conveniente.

Le aziende hanno sicuramente dei vantaggi, possono raggiungere i consumatori in linea con la loro offerta, i consumatori, a loro volta, potrebbero considerarsi un po’ “spiati”, ecco perché tanta giusta attenzione per la privacy, ma se vogliamo vederla da un punto di vista positivo, bicchiere mezzo pieno, vengono intercettati, la maggior parte delle volte, per vedere/conoscere cose a cui sono interessati.

È già qualcosa se pensiamo che qualche volta ci troviamo a vedere centinaia di foto di un viaggio fatto da altri di cui ci interessa davvero poco… Forse nulla… E dobbiamo anche sorridere e dire “Wow, dai, ma davvero??”.

L’Inclusione di genere come elemento chiave dell’identità del brand

L’inclusione di genere non è solo una questione di marketing, è diventata un elemento fondamentale dell’identità del brand. Le aziende non solo si rivolgono alle donne come consumatrici, ma promuovono la parità di genere anche all’interno delle proprie organizzazioni e nelle campagne pubblicitarie. Ad esempio, brand come Nike hanno adottato approcci inclusivi, non solo nella loro comunicazione esterna ma anche nelle decisioni aziendali, dimostrando che l’inclusione di genere è cruciale per mantenere la rilevanza e la fedeltà del pubblico.

E qui ci sarebbe molto da dire, per esempio quanto i cambiamenti, anche culturali, passano attraverso processi che sono legati al mondo del “consumo; le aziende, quelle più veloci ed efficaci, sanno che devono fare i conti con i desideri, le aspettative e i mutamenti del mercato, colgono tutto questo e lo trasformano in prodotto, strategie di marketing, linguaggi e attività. Cinico? No molto utile.

Tantissimi temi sociali sono stati aiutati, o boicottati (purtroppo), proprio da campagne di marketing; se è possibile vendere e al contempo far crescere la consapevolezza, il senso civico, l’accettazione dell’altro ben venga, ma proprio ben venga.

Abbiamo molti esempi di campagne che sfidando gli stereotipi di genere e promuovendo la diversità hanno ottenuto successo, dimostrando che un approccio più inclusivo può ampliare la portata del target e generare una connessione più profonda con il pubblico.

Ma soprattutto hanno contribuito nel creare una nuova cultura, una nuova visione, hanno sensibilizzato rispetto ad argomenti che vanno ben oltre il mondo del consumo per approdare nella sfera della comprensione, dell’accoglienza e della conoscenza di ciò che non ci è familiare, ma che per questo non è detto non possa fare parte della nostra vita.

L’Importanza della sensibilità culturale e sociale

Un altro aspetto chiave nell’evoluzione del concetto di target è la sensibilità culturale e sociale.

Le aziende riconoscono ora che un approccio universale potrebbe non essere efficace in diverse culture e sottoculture. Ad esempio, campagne che rispettano e abbracciano la diversità culturale e sociale, come le festività locali o gli eventi significativi, possono creare connessioni più forti con il pubblico. La comprensione delle sfumature culturali e sociali diventa quindi cruciale nella definizione dinamica del target.

E finalmente possiamo parlare “nel particolare”, anzi diventa davvero utile per chi deve promuovere il suo brand, ma al contempo diventa gratificante, e anche maggiormente rispettoso, per chi riceve le comunicazioni di quel brand; le generalizzazioni, al di là che qualche volta diventano pericolose, spesso sono assolutamente inefficaci, alimentano stereotipi che perdurano molto più di quanto il mondo “reale” continui a farli propri.

In conclusione, il marketing moderno, con la sua capacità di intercettare le persone seguendo i loro valori, i loro desideri, la loro visione della vita, “cercandoli” e classificandoli come potenziali consumatori – a favore delle aziende che hanno bisogno di questo per vendere al meglio il loro prodotto o il loro servizio – potrebbe restituirci un’immagine, diciamo, inquietante, ma c’è un ma…

Un patto corretto e serio tra aziende etiche e persone/consumatori consapevoli ci potrebbe restituire un diverso affresco fatto di entità che desiderano comunicare tra loro. 

Da una parte le aziende hanno strumenti indubbiamente efficaci per arrivare al consumatore, ma hanno anche l’obbligo di diventare corrette e trasparenti, inclusive e rispettose e impegnate a dare il meglio, con i fatti, oltre che con le dichiarazioni, perché le persone/consumatori questo vogliono dai brand.

Vogliono, proprio perché si sentono “scelte”, perché sono consapevoli che stanno dialogando vis à vis con il brand, esercitare la loro influenza per contribuire a fare la differenza.

Dall’altra i consumatori proprio perché “importanti” singolarmente” e non più massa indistinta, hanno il compito di diventare le sentinelle di questo cambio culturale e contribuire, con le loro scelte di acquisto, a premiare chi investe nel proprio business pensando alla sostenibilità, al valore dei lavoratori, all’ambiente, al sociale…

Ogni cambio epocale, nella storia, porta con sé oneri e onori, grandi spazi di luce e angoli bui, ma si può sempre scegliere se amplificare, valorizzare e far crescere quanto di meglio la contemporaneità porta con sé o soccombere ai lati oscuri che inevitabilmente si creano. Noi siamo per “buona la prima”. Nessuno “becca” nessuno, casomai possiamo provare a crescere insieme nel migliore dei modi; chi vende e chi compra, tenendo anche presente che, anche questi, non sono ruoli fissi perché ognuno di noi qualche volta vende e qualche volta compra.

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