Al dente passione - Weagroup
Ode alla pasta

Al dente passione.

PER CUOCERE LA PASTA, PROCEDETE COME SEGUE:

PORTATE L’ACQUA A BOLLORE IN UNA PENTOLA CAPIENTE.
– Beh più capiente di così…ecco, così.

QUANDO L’ACQUA BOLLE, SALATE:
Oh, è proprio vero: se la guardi non bolle mai.
A noi italiani, l’unica trafila che non ci pesa aspettare è quella al bronzo.
– Il sale mettilo tu, che hai la mano precisa.

AGGIUNGETE LA PASTA DEL TIPO E DELLA QUANTITÀ DESIDERATA.
– Come state a fame? Mezzo chilo basterà?
– Lunga o corta? Liscia o rigata?
– Mmm…che sugo c’è?
Eh già. Sul sugo non puoi sbagliare:
– Col pesto ci vanno le trenette, le trofie o le penne?
– E la carbonara? Spaghetto o bucatino?
Roba da rompere un’amicizia.
Ma la pasta ci fa perdonare tutto, a non più di 8 o 10 minuti di distanza…se riusciamo a trovare i minuti di cottura sulla confezione.

Cara pastasciutta, eri il nostro comfort food quando neanche sapevamo che cos’era, un comfort food.
La pasta al burro che faceva la nonna. Così buona non l’ho più mangiata, ma ogni tanto ci riprovo lo stesso.
La terrina sulla tavola e la spaghettata di mezzanotte.
La pasta con il tonno, rifugio di single, studenti e dispense vuote, scheletro nell’armadio e monumento inconfessato degli italiani.
Il ragù per le tagliatelle, che borbotta sul fuoco, la pasta alle vongole, allo scoglio, alle verdure, ai porcini. Oppure pecorino e guanciale…giusto…l’amatriciana!
Per poi tornare a farsi due spaghi, semplici semplici.
– Aglio e olio?

QUANDO LA PASTA È COTTA, SCOLATE.
– Senti un po’ a che punto è.
– Mmm… ancora mezzo minuto!
– Oh, mi raccomando che sia al dente!

La prima volta che la mamma mi ha fatto sentire se era cotta, ho pensato che ero diventato grande.

E quelli che no, vabbè, ma la pasta risottata no! Se ti sentisse mia nonna…
E chi non può soffrire l’insalata di pasta, e chi la pasticciata.
E i moderati: quelli degli 80 grammi.
Che poi non è mai vero, è sempre meglio buttarne un po’ di più.
– Ma si butta o si cala? E si cuoce oppure si lessa?

UNA VOLTA SCOLATA, CONDITE A PIACERE.
E adesso sì, che comincia davvero il piacere. Fino all’ultima forchettata.

Ah, a proposito: lo so che non si mangia il pane con la pasta, ma la scarpetta… scusate eh…che gioia.

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