
WEAGROUP
- Agenzia di comunicazione e strategia di marca -
Tempo di lettura 5 minuti, 58 secondi
In un mondo di emoji e immagini, un’ode appassionata alla scrittura e al potere evocativo delle parole. Per chi ancora ama leggere (e scrivere).
Impossibile non constatare che siamo immersi in una dimensione “visiva”. Si potrebbe dire che siamo in uno stato regressivo e non solo con l’accezione negativa del termine, basti pensare ai libri per i bambini 0-2 anni, fatti prevalentemente di figure capaci di lavorare sull’immediatezza dell’immagine senza bisogno di parole scritte che sarebbero incomprensibili; o i famosi silent book, libri senza parole che proprio per questo parlano qualsiasi lingua e comunicano con chiunque attraverso illustrazioni che diventano vere e proprie sceneggiature, dove ognuno può uscire da un percorso segnato quale la scrittura di fatto è.
E delle emoticon non vogliamo parlare? Faccine per comunicare amore, sorrisi, grasse risate, ringraziamenti, disperazione, stupore, disgusto, perplessità, tutte le emozioni possibili in un unico click.
Sì è vero, sì però… Però… Vuoi mettere… Sondare quel desiderio che porta al sorriso, allo smarrimento, allo stupore, quella gioia dell’incastro di parole che diventano esse stesse immagine perché potenti, indimenticabili, insostituibili. Quello snodarsi sincopato o lento, ironico o barocco che ha bisogno di tempo e silenzio, che chiede attenzione, che pone l’attenzione sui mille modi di dire la stessa cosa anziché comunicare in un unico modo le mille sfumature di un sentimento, di una passione, di un senso di frustrazione, di rabbia o di infinita gioia.
Non in un lampo, non in quel che è diventato il riassunto del riassunto, la ricerca di semplificazione e di scorciatoia, ma nel distillato sapiente di incantevoli riflessioni.
Sembra essere anche espressione di questo tempo che vuole velocità abdicando alla profondità, che inneggia al “tanto non leggono” come se fosse malattia incurabile, declino inarrestabile anzi, quasi meta desiderabile; se “tanto non leggono”, possiamo evitare la fatica di entrare nel dettaglio, del raccontare con dovizia di particolari, possiamo non conoscere le parole, non preoccuparci di tramandarle.
Chissà, possiamo anche barare, scantonare, eludere, rimanere sempre in superficie, galleggiare… Ma non è che poi questo possa applicarsi non solo alla scrittura? Vuoi vedere che non dover capire, concentrarsi, impegnarsi, prendersi tempo per comprendere, per formarsi un’opinione (tanto non serve) diventa un modo di essere?
La scrittura è un insieme capace di creare mondi fantastici, è l’illuminazione che ti permette di tradurre un tuo sentire indistinto in un pensiero lucido ed evocativo, la scrittura permette alla parola di diventare frase e così racconto e così emozione intervallata dalle sue virgole, fermata dai suoi punti, che si fa tono attraverso un punto di domanda o emozione attraverso un punto esclamativo.
Ebbene sì, sono follemente innamorata della parola che forma pensiero, che intrigante esplode e poi cela e poi svela, sono curiosa, sempre alla ricerca di un altro modo, di quel suono che diventa significato, di quella punteggiatura che esalta profumi, color texture. Sono costantemente inebriata da chi trasforma le didascalie in sagacia, le bianche pagine in qualcosa di indimenticabile che supera il tempo, colma lo spazio, unisce generazioni e poi…
Sì sono follemente attratta dalla sintesi che esplode come il gusto raffinato che solo un grande chef sa creare, dove basta una punta di cucchiaino perché le papille gustative ti siano eternamente grate, le tre parole che infiniti tempi ripeteranno, il flash luminescente, l’apparizione che è frutto dell’arte dello scultore che da massa informe ricrea vita; nulla che si faccia in un attimo, ma lavoro appassionato, sensuale, intenso, fino a trovare l’essenza che rende superfluo il resto.
Ebbene sì, credo nel potere curativo, emotivo, lenitivo, provocante, rivoluzionario delle parole scelte con cura, del loro legarsi in percorsi che lasciano segni sulla terra, che permettono di seminare e poi di veder germogliare piante rigogliose, pensieri compiuti, opinioni frutto di conoscenza.
Ebbene sì, vivo anch’io tra emoji e LOL, confusa dalla scomparsa della punteggiatura, traballante nel cercare di interpretare emozioni riassunte in così tanto nulla da appartenere a chiunque e a nessuno, caparbia nel desiderio di non cedere alla tentazione del titolo roboante e entrare nella dimensione di ciò che spiega, attraverso emozioni o numeri o poesia, anche claim, slogan, body copy, attraverso ricerca o precisazione per cercare di capire, per imparare a spiegare, coinvolgere, dialogare, interessare (che del resto è il mio lavoro).
Ebbene sì, sono quasi timorosa nel parlare di questo amore tanto fisico quanto ancestrale, ma chi ama, si sa, non ha vergogna.